Ferite a morte”: donne vittime di un amore malato che le ha strappate alla vita per mano del proprio marito, fidanzato o ex compagno. Ferite che non si rimarginano, che spesso a causa di pene poco severe di giudici e tribunali si lacerano aggiungendo dolore al dolore. Dare voce alle donne vittime di femminicidio e sensibilizzare le istituzioni italiane e l’opinione pubblica su un fenomeno in crescita nel nostro Paese: è questo l’obiettivo del nuovo spettacolo scritto e diretto da Serena Dandini.

Dopo il successo delle tappe di Palermo, Bologna e Genova, il testo teatrale che racconta le storie di cronaca, scritto in collaborazione con la demografa e ricercatrice del CNR Maura Misiti, è approdato il 7 marzo al Teatro Carcano di Milano. Sostenuto da Eni e Coop, l’incasso dello spettacolo sarà devoluto ai Centri Antiviolenza che nel giugno 2012 hanno firmato il Protocollo d’intesa con il Comune di Milano.

Donne uccise per il cosiddetto delitto d’onore, ammazzate da sicari, affogate, strangolate, rapite, stuprate in Italia e nel mondo, “Ferite a Morte” nasce come un libro-evento teatrale portato in giro per tutto il Paese in modo da dare voce a chi di voce non ne ha, non può parlare o è circondato da chi non vuole ascoltare.

La prima meneghina ha visto la partecipazione di grandi donne dello spettacolo e della cultura nostrana come Malika Ayane, Eva Cantarella, Lella Costa, Geppi Cucciari, Ilaria D’Amico, Virginia Raffaele, Camilla Raznovich, Paola Turci e Francesca Zajczyk. In prima fila anche il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia che ha così dichiarato: «É uno spettacolo importante perchè porta la testimonianza di fatti veri, reali, avvenuti soprattutto in ambito familiare. Conoscere è fondamentale e la testimonianza è il modo migliore di comunicare».

A spiegare il vero scopo dello spettacolo l’autrice stessa, Serena Dandini: «Vogliamo essere portatori di un messaggio valido […] che spinga a riflettere su questo fenomeno enorme. É anche un modo per ridare vita, colore e dignità a queste vite che sono diventate dei numeri o, peggio ancora, protagoniste dei programmi specializzati che ne fanno l’autopsia. Di femminicidio si parla troppo poco e soprattutto male. I giornali, ad esempio, di fronte ad un fatto del genere dovrebbero evitare di parlare di omicidi passionali o raptus di follia, come fossero eventi straordinari accaduti non si capisce perché, ma chiamarli per quelli che sono, ovvero delitti annunciati».

Dopo Milano, “Ferite a morte” si sposterà a Firenze (5 aprile), Roma (8 aprile) e Torino (12 aprile).

Tutti gli incassi saranno devoluti a una o più realtà locali che si occupano di violenza sulle donne. Inoltre, le città toccate dallo spettacolo hanno aderito alla convenzione “NO MORE!” che chiede al nuovo Governo e alle Istituzioni italiane di discutere le proposte in materia di prevenzione, contrasto e protezione delle donne dalla violenza maschile, nonché la ratifica effettiva ed immediata della Convenzione del Consiglio d’Europa.

Perché non vogliamo più leggere di donne uccise dai propri (ex) compagni. Perchè in Italia la violenza sulle donne miete una vittima ogni tre giorni e i dati non accennano a diminuire.

Giulia DONDONI