Un Carlo Conti a suo agio, elegantissimo in uno smoking di velluto blu notte da fare invidia a Frank Sinatra, ha dato il via alla gara, dopo dopo un’improbabile ed eterna introduzione in cui ogni cantante in gara, intervistato nel backstage descriveva con una sola parola la propria canzone sanremese. Era davvero il caso? Difficile dirlo, ogni anno l’introduzione rischia di fare crollare lo share prima ancora che venga inquadrato il palco dell’Ariston. Il tweet di Sandro Piccinini, giornalista sportivo delle reti Mediaset che si tranquillizzava per gli ascolti della partita di calcio in onda in concomitanza con la serata finale è stato la prima punta di acido che è circolato sul web.

Quello che il #teamDivano, questo l’hashtag che ha caratterizzato i commenti più divertenti, attende con ansia ogni festival è l’arrivo delle vallette, che di solito sono bellezze statuarie prestate alla televisione. Anche quest’anno la scelta non ha fatto rimpiangere le precedenti, almeno in parte: Madalina Ghenea è stupenda, statuaria, quanto inconsistente, abiti meravigliosi che le calzano a pennello, ma come apre bocca lo sbadiglio fa fatica a trattenersi. Su Virginia Raffaele c’è una sola parola da dire: bravissima e divertente, ironica e tagliente, come ci aspettavamo che fosse, bella scelta.

Purtroppo quest’anno anche la bellezza maschile ha trovato spazio sul palco, purtroppo perchè la partecipazione di Gabriel Garko ha dato vita nuova a tutti i cliché che speravamo aver dimenticato, primo su tutti il binomio con cui troppo spesso sono state etichettate le donne “belle e sciocchine”. Garko all’Ariston è risultato imbarazzante. Impacciato, goffo, con una tinta di capelli improbabile e un look che nelle intenzioni voleva essere un omaggio ai grandi attori del passato e invece risultava essere un omaggio a Ken la bambola della Mattel che fa da accompagnatore a Barbie.

Su cantanti e canzoni, come sempre, emettere un giudizio al primo ascolto può essere fuorviante, anche se già dalle prime note hanno convinto Arisa, non certo per il look che definire dimesso è un eufemismo, gli Stadio e Ruggeri e i Bluvertigo sempre fedeli al loro stile, ma piacevoli. La voce di Morgan è un capitolo a parte: dove l’ha lasciata? Speriamo la ritrovi in tempo per la finale. Alcuni cantanti hanno raccolto l’invito della rete a portare sul palco dei nastri arcobaleno a supporto dei diritti sulle unioni civili, tra questi Noemi, Arisa, Ruggeri, i Bluvertigo ed Irene Fornaciari, iniziativa lodevole, l’unico dubbio è che venga strumentalizzato il messaggio con una squallida captatio benevolentiae.

Su Rocco Hunt preferiamo tacere, la canzone è orecchiabile, tanto da essere piaciuta nientemeno che al Cardinale Ravasi che al “guaglioncello” ha dedicato addirittura un tweet. Era davvero il caso?

Protagonista assoluta della serata è stata Laura Pausini, tornata “sul luogo del delitto” ventitré anni dopo La Solitudine. Bravissima e bella, con un make up degno delle migliori star di Hollywood, forse un po’ troppo glitter, ma si sa a Sanremo (quasi) tutto è lecito. La sua voce graffiante, la sua emozione spontanea, il suo pensiero pulito hanno zittito la rete, il pubblico, tutta l’Italia seduta di fronte al Festival perché senza alcun dubbio, quella che si è esibita ieri sera è la regina incontrastata della musica italiana. Altro grande ospite è stato Elton John, mostro sacro della musica, che ha riproposto due pezzi storici e che è riuscito, con una battuta apparentemente innocua sulla sua paternità a dare la sua personalissima stoccata alle discussioni tanto in auge in questi giorni.

Ora aspettiamo con ansia la seconda serata che porterà i redivivi Patty Pravo e il tanto acclamato dalla rete maestro Beppe Vessicchio.

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Silvia GALLI

 

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