Sembra infatti che si dica addio all’obbligo di fedeltà nel matrimonio. Inizialmente sembrava che questa concessione fosse appannaggio delle unioni civili, con molti perbenisti che storcevano il naso e si davano di gomito additando le unioni civili, soprattutto quelle omosessuali,  come una sorta di patto con il diavolo, invece così non è o almeno, non sarà.

Il disegno di legge presentato nel febbraio scorso al Senato e ora assegnato alla commissione giustizia di palazzo Madama prevede che i coniugi non siano tenuti alla fedeltà reciproca.

Il testo  consta di un articolo che è  in grado di rivoluzionare l’intero istituto del matrimonio. Quello che si mira a modificare è  l’art. 143, comma secondo, del codice civile in materia di soppressione dell’obbligo reciproco di fedeltà tra i coniugi.

Secondo i firmatari del disegno la giustificazione sarebbe testualmente “il retaggio culturale di una visione ormai superata e vetusta del matrimonio, della famiglia e dei doveri e diritti dei coniugi”. La  giurisprudenza di Cassazione,tengono a specificare che  “il giudice non può fondare la pronuncia di addebito della separazione sulla mera inosservanza del dovere di fedeltà coniugale”

Un disegno che, quanto meno pone di fronte a delle riflessioni, anche parecchio complesse.

Non siamo certo qui per disquisire di giurisprudenza o, men che meno, di morale, ma certo viene il dubbio, almeno a chi scrive, che questo disegno di legge offra un alibi un po’ troppo favorevole a chi del matrimonio ha deciso di farne semplicemente una questione di forma.

Davvero non sarà più obbligatorio essersi fedeli? Davvero ci si potrà scegliere dei partner alternativi non esclusivi?

Ma questa deriva dove ci porterà ? Alle comuni tanto in voga negli anni 70? All’amore libero di Woodstock? Ci avevano già provato e il risultato è stato a dir poco discutibile.

E’ davvero questo il futuro che vogliamo preparare ai nostri figli? Serve forse questa scappatoia per far sì che tornino ad aumentare i matrimoni in Italia? E se sì, a che prezzo?

Forse è il caso di riflettere più seriamente su che cosa significhi davvero un matrimonio piuttosto che trovare delle scappatoie e renderle legali.

Silvia GALLI

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