Il parto è un’esperienza di trasformazione intensa che colpisce quasi ogni parte del corpo- questo lo sappiamo bene- incluso il cervello. Avere un bambino significa dolore fisico, post parto, sia che si scelga il cesareo sia lo spontaneo.

Inoltre gli ormoni sono in subbuglio e, soprattutto la prima volta ci sono preoccupazioni e pensieri che possono confondere anche le personalità più forti.

Anche se tante dicono che non esiste, tutte, almeno un giorno nella propria vista di novelle madri sperimentano il baby blues. Attenzione non stiamo parlando di depressione, quella è una patologia e come tale va trattata. Il baby blues è quella sensazione di stranezza, di malinconia e voglia di piangere che inizia solitamente il terzo giorno dopo il parto e finisce…. Per alcune dopo poche ore, per altre dopo mesi.

Viene rilasciato un ormone, nel corpo delle donne che diventano madri, il quale permette di legarsi immediatamente al proprio figlio: l’ossitocina. 

Alcune ricerche sul cervello di una donna incinta hanno dimostrato che il cervello di una donna potrebbe effettivamente diminuire di dimensioni dopo la gravidanza.

Non è terribile come sembra, e potrebbe anche essere utile. Il dottor Atkinson studioso e ricercatore americano  ha spiegato che cosa succede. “Le aree che si restringono maggiormente hanno funzioni relative alla cognizione sociale e alla cura della propria persona, ma in realtà coincide con un raffinare e addirittura migliorare le proprie funzioni”

Prendersi cura di un neonato è difficile, quindi non sorprende che  l’evento possa causare ansia anche nei genitori più rilassati. Ci sono tante variabili che devono funzionare tutte nello stesso momento e allo stesso modo, alcune per non dire tutte, non dipendono – solo- dalla volontà delle madri, anche se spesso la positività aiuta.

La vita di una neomamma  inizia a girare intorno al bambino. Molte donne si trovano a ad avere un comportamento ossessivo compulsivo dopo il parto, si lavano costantemente le mani o “controllano ossessivamente se il bambino sta respirando”. I medici la chiamano “motivazione materna”. Finché è controllata e non altera – troppo-  le abitudini familiari è normale.

Alla fine, nella quotidianità, il cervello si abitua alla novità di questo “nuovo ospite” della famiglia. Ognuno con i propri tempi, ma alla fine l’equilibrio- nella stragrande maggioranza dei casi- si trova.

Silvia GALLI

L’immagine in copertina è dell’artista  Julia Lazebnya