Nemmeno a dirlo il primo che ha riportato sulle teste delle spose la veletta è stato, già durante le sfilate del 2011 sua maestà Karl Lagerfeld, ma solo dallo scorso anno in realtà si sono iniziate a rivedere appoggiate sulle acconciature più disparate.

L’ispirazione anni ’30 e ’40 nella moda degli abiti da sposa, ma anche e soprattutto in acconciature e make up ha fatto sì che la veletta tornasse ad essere un accessorio di grande impatto. La veletta può essere adatta sia all’abito vintage che al modello super moderno, con lunghezze alla caviglia oppure al ginocchio, l’unico no è dato dal pizzo francese, se c’è l’uno, l’altro è decisamente troppo.

Oggi la veletta si chiama “birdcage veil” e, tra tutti i tipi di velo è senza dubbio quello che regala più fascino e mistero alla sposa. Il birdcage non può essere più  lungo che sotto il mento, ma può salire all’altezza delle labbra, del naso, degli occhi o della fronte e può coprire entrambi o anche solo un lato del viso.

Reese Whiterspoon, nel film “Tutta colpa dell’amore”, andando all’altare, sfoggiava una impalpabile veletta semplicemente appoggiata sulla sua famosa chioma bionda raccolta con un effetto estremamente elegante.

Può essere di tulle, di rete liscia o decorata con strass e perle, in questi ultimi casi la parola d’ordine deve essere moderazione per evitare di somigliare più a una star dell’avanspettacolo  che ad una sposina, o anche di pizzo, purché leggerissimo e, naturalmente, accompagnare un abito estremamente semplice e rigoroso.

La veletta può essere applicata direttamente sull’acconciatura, con l’aiuto di forcine invisibili, ma può anche essere agganciato ad un pettinino, ad una tiara o ad un piccolo cappellino a zuccotto. Negli ultimi anni sono molto in voga, pratici e di sicuro effetto i fascinator, cerchietti fermacapelli decorati nei modi più originali: la veletta appoggiata su un cerchietto di seta bianca, soprattutto per chi ha un taglio di capelli medio corto è la soluzione ideale per non dover ricorrere all’aiuto della parrucchiera per liberarsi della veletta al termine della cerimonia.

 

Silvia GALLI